l cambiamento climatico è ora la principale minaccia per le specie vulnerabili negli USA. Scopri perché è urgente proteggere la biodiversità

La minaccia del cambiamento climatico e le specie vulnerabili USA

EcoNews

In uno studio rivoluzionario, è emerso che la minaccia del cambiamento climatico è oggi il pericolo più diffuso per le specie vulnerabili negli Stati Uniti. Per la prima volta rischi storicamente predominanti come la perdita di habitat, l’inquinamento e le specie invasive sono stati decisamente superati. La ricerca, guidata da Talia E. Niederman e dai colleghi dell’organizzazione no-profit Defenders of Wildlife, ha analizzato 2.766 specie elencate come in pericolo ai sensi dell’Endangered Species Act (ESA), distribuite negli Stati Uniti e nei suoi territori.

Le principali minacce identificate

Gli studiosi hanno classificato cinque principali minacce di origine antropica sulla base delle liste ESA. Le analisi sono partite dalle valutazioni dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN) e di altri strumenti della sensibilità climatica. Queste minacce sono: cambiamento climatico, modifiche dell’uso del suolo e del mare, sfruttamento eccessivo delle specie, inquinamento ambientale e specie invasive.

Nonostante le minacce spesso si sovrappongano, l’86% delle specie elencate affronta più di un pericolo simultaneamente. La minaccia del cambiamento climatico invece si distingue per la sua vastità, colpendo addirittura il 91% delle specie considerate. Questo rappresenta la prima volta che il cambiamento climatico supera tutte le altre minacce in termini di incidenza.

Un consenso scientifico chiaro

Gli scienziati concordano in maniera schiacciante sul fatto che l’attuale tendenza al riscaldamento globale sia di origine antropica, dovuta principalmente all’emissione nell’atmosfera di gas serra come anidride carbonica e metano. “Nel suo Sesto Rapporto di Valutazione, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), composto da esperti scientifici provenienti da tutto il mondo, ha concluso che è inequivocabile l’impatto umano. L’aumento di CO2, metano e protossido di azoto nell’atmosfera durante l’era industriale è esclusivamente il risultato delle attività umane. L’influenza umana è il principale motore dei numerosi cambiamenti osservati nell’atmosfera, negli oceani, nella criosfera e nella biosfera” come sottolineato dalla NASA. Le alterazioni ambientali avvengono a una velocità che supera la capacità di adattamento di molte specie, in particolare coralli, bivalvi e anfibi, che risultano essere i gruppi più colpiti negli Stati Uniti secondo la nuova ricerca.

L’urgenza di un’azione immediata

Gli autori dello studio invitano le autorità competenti a includere esplicitamente la sensibilità climatica nelle decisioni di elencazione ESA e nei piani di gestione. Vogliono assicurarsi che le strategie di conservazione tengano conto della realtà di un mondo sempre più caldo. Nel loro articolo, pubblicato il 24 aprile sulla rivista BioScience (rif.), i ricercatori affermano chiaramente: “Non è necessario alcun ulteriore studio per sapere che la biodiversità sta affrontando molteplici minacce persistenti. Affrontare prontamente i cinque fattori della perdita di biodiversità in tutte le categorie tassonomiche sarà fondamentale per prevenire ulteriori estinzioni”.

Martina De Luca

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