In questi istanti, gli ingegneri sono impegnati a realizzare i primi componenti di quella che diventerà la stazione spaziale Lunar Gateway. Un giorno, se tutto andrà secondo i piani, la stazione spaziale fungerà da hub di trasporto per la Luna. Sebbene non è ancora previsto se sarà abitata in modo permanente, la stazione è in fase di costruzione per fungere da base avanzata per gli astronauti delle missioni lunari Artemis fino al 2030 e oltre.
Anche se può sembrare un progetto principalmente della NASA, la Lunar Gateway è uno sforzo internazionale. Europa, Giappone, Canada ed Emirati Arabi Uniti stanno tutti contribuendo con parti della stazione. In mezzo a tutti gli sforzi per costruire questo incredibile laboratorio spaziale, la NASA ha rilasciato (rif.) un rendering 3D di Gateway, che mostra come potrebbe apparire la stazione completa di tutti i suoi moduli pianificati.
Halo, il cuore di Lunar Gateway
Il cuore della stazione è il modulo HALO (Habitation and Logistics Outpost ), un cilindro che fungerà da metà dell’area principale per l’equipaggio del Gateway. A differenza della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che orbita attorno alla Terra, Lunar Gateway sarà più simile a una base avanzata. A partire dalla seconda missione Artemis con equipaggio, Artemis IV, gli astronauti useranno la stazione Lunar Gateway come centro operativo.
HALO, quindi, sarà il modulo di comando e comunicazione della stazione. Per i periodi in cui non sarà abitata, il modulo conterrà i software che consentiranno alla stazione di funzionare in gran parte da sola. HALO ospiterà anche alcuni dei progetti scientifici, come strumenti per misurare i livelli di radiazione all’interno del modulo. Sempre su HALO, sarò montato il braccio robotico avanzato Canadarm3 (rif.). Il successore dell’iconico braccio della Canadian Space Agency che oggi serve la Stazione Spaziale Internazionale. Quando Canadarm3 sarà installato, sarà in grado di effettuare riparazioni in modo autonomo.
Da un lato di HALO c’è il Power and Propulsion Element (PPE) (rif.). La principale fonte di energia della stazione, si affiderà a una coppia di pannelli solari estraibili per generare 60 kilowatt di elettricità. Quell’elettricità alimenterà le necessità della stazione, ma anche il sistema di propulsione elettrica, situato tra i due pannelli solari, ionizzando il gas xeno. La Lunar Gateway farà affidamento su questo sistema di propulsione per mantenersi in un’orbita altamente eccentrica (rif.) che oscilla tra 3.000 e 70.000 chilometri dalla superficie lunare. HALO e PPE formeranno il seed iniziale di Gateway. Se tutto andrà secondo i piani, raggiungeranno la Luna in tempo per Artemis IV, attualmente programmato per un lancio nel 2028.
Il secondo modulo per l’equipaggio I-Hab
All’altra estremità di HALO c’è un secondo cilindro, dalle dimensioni simili a quelle di HALO, il Lunar I-Hab (rif.). Costruito congiuntamente dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dalla Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA), l’I-Hab fungerà da secondo modulo dell’equipaggio di Lunar Gateway. Fedele suo nome, I-Hab sarà la zona giorno e notte dell’equipaggio. I quattro membri di una missione Artemis condivideranno uno spazio grande quanto l’interno di una roulotte. Il modulo conterrà una cucina da pranzo, più cuccette e un’area per gli esercizi.
Montato sul lato dell’I-Hab, a forma di bolla aggrappata all’esterno del modulo, c’è un airlock che consentirà all’equipaggio di uscire dalla stazione per le passeggiate spaziali. Gli Emirati Arabi Uniti forniranno questo airlock. Secnodo i piani attuali Artemis IV consegnerà l’I-Hab al Gateway quando volerà lì nel 2028. Dal lato apposto, sarà presente il cilindro dorato Lunar View (rif.) un altro modulo costruito dall’ESA. Questo, fungerà da pacchetto di espansione per la la stazione Lunar Gateway e si unirà ad HALO, PPE e I-Hab solo in una missione successiva. Nell’attuale programma, c’è Artemis V, il cui lancio è previsto per il 2030.
Lunar View ha sia una funziona pratica che estetica. La funzione primaria del modulo consiste in spazio di archiviazione extra contenendo il volume di carico di un piccolo furgone. Senza dubbio un’aggiunta gradita agli spazi piuttosto angusti di HALO e I-Hab. Il modulo conterrà anche carburante aggiuntivo. La parte estetica si presenta sotto forma delle finestre più grandi del Lunar Gateway. Il modulo conterrà sei finestre, disposte attorno alla capsula, consentendo agli abitanti della stazione di ammirare la Luna.
I veicoli spaziali e gli esperimenti permanenti
Alla stazione saranno agganciati tre veicoli spaziali. All’estremità dell’I-Hab sarà attraccata la capsula Orion, il pilastro delle missioni Artemis e il veicolo spaziale su cui gli astronauti viaggeranno da e verso la Terra. Il cilindro attaccato al lato di I-Hab sarà la navicella spaziale cargo Deep Space Logistics (DLS) (rif.), che ha lì una porta di attracco specializzata. Ogni nuova missione Artemis ne porterà una con sé, trasportando equipaggiamento, provviste ed esperimenti scientifici che utilizzeranno durante il loro soggiorno sulla Luna.
Infine, sul lato più lontano di HALO e Lunar View è installato lo Human Landing System (HLS), il veicolo che, a partire da Artemis IV, porterà effettivamente gli astronauti sulla superficie lunare. Appeso al lato del PPE c’è l’European Radiation Sensors Array (ERSA) fornito dall’ESA (rif.). Il set di strumenti per misurare la radiazione spaziale oltre la protezione del campo magnetico terrestre. In effetti, la vita dell’ERSA inizierà anche prima di unirsi alla Lunar Gateway, poiché inizierà a misurerà la radiazione attraverso le fasce di Van Allen della Terra.
Collegato ad HALO c’è l’Heliophysics Environmental and Radiation Measurement Experiment Suite (HERMES) della NASA (rif.), che misurerà le particelle nella coda del campo magnetico terrestre. In sostanza, mentre la Terra è colpita dal vento solare, la coda magnetica attraversa la Luna ogni volta che si trova nel posto giusto nella sua orbita. Questi esperimenti ci parleranno dell’ambiente ad alta energia del Sistema Solare. Ma le agenzie spaziali e gli scienziati sperano anche di usare le informazioni raccolte da questi esperimenti per preparare meglio gli astronauti a missioni più lunghe, più lontane come viaggi con equipaggio su Marte.
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