Un nuovo studio (rif.) suggerisce l’esistenza di una relazione tra la quantità di raggi cosmici che colpiscono la Terra e l’intensità dei terremoti. Il team di ricercatori polacchi, ha analizzato ben 50 anni di dati. L’intensità dell’attività sismica globale è correlata alla variazione media dell’intensità delle particelle secondarie create dalla radiazione cosmica con un intervallo di tempo di circa due settimane.
Le particelle secondare sono prodotte quando i raggi cosmici impattano con l’atmosfera terrestre. Collidendo con le molecole di gas innescano cascate di particelle secondarie nella stratosfera. Quindi il legame tra i due fenomeni potrebbe non avere nulla a che fare con l’intensità dei raggi cosmici. Piuttosto con la loro capacità di violare le difese della Terra.
L’osservatorio CREDO
Il team ha affermato di aver escluso la possibilità che la correlazione osservata fosse casuale. Se la relazione tra raggi cosmici e terremoti venisse confermata, gli scienziati potrebbero utilizzarla per prevedere meglio i potenti fenomeni sismici che causano ingenti danni strutturali e vittime umane.
“L’idea che esista un legame tra i terremoti e raggi cosmici, che arrivano principalmente dal Sole e dallo spazio profondo, può sembrare strana”, ha dichiarato Piotr Homola, coordinatore del Cosmic Ray Extremely Distributed Observatory (CREDO) in una dichiarazione. “Tuttavia, le sue basi fisiche sono completamente razionali”.
CREDO è un osservatorio internazionale virtuale che raccoglie ed elabora dati da una gamma di rivelatori di raggi cosmici. Dai sofisticati strumenti scientifici sparsi sul pianeta fino ai normali smartphone dei volontari. Lo scopo principale è monitorare i cambiamenti globali nel flusso della radiazione cosmica.
Magnetosfera e particelle secondarie
Gli scienziati pensano che la strana correlazione tra radiazione cosmica e attività sismica potrebbe essere spiegata dal comportamento delle correnti parassite nel nucleo liquido della Terra che generano il campo magnetico. Questa nota come magnetosfera, è responsabile della deviazione delle particelle cariche della radiazione cosmica.
I grandi terremoti possono essere associati a disturbi nel flusso di materia che guida la dinamo terrestre, che influisce anche sulla magnetosfera. A sua volta, influenzerebbe la capacità delle particelle cariche primarie di penetrare nell’atmosfera del pianeta, che impatterebbe sulla quantità di particelle secondarie.
Il team CREDO ha esaminato i dati sull’intensità dei raggi cosmici raccolti dal progetto Neutron Monitor Database e dall’Osservatorio Pierre Auger. I set di dati sono stati confrontati con i cambiamenti nell’attività solare, con i dati sulle influenze solari e con le informazioni sull’attività sismica registrate dal programma US Geological Survey.
Tramite analisi statistica, gli scienziati hanno notato una correlazione tra i cambiamenti nell’intensità della produzione di particelle secondarie e la somma di tutti i terremoti con magnitudo maggiore o uguale a quattro. Questa correlazione si è manifestata solo quando i dati sui raggi cosmici sono stati anticipati di 15 giorni rispetto ai dati sismici.
Una reale correlazione
Questa correlazione potrebbe essere utilizzata per prevedere il luogo di un potente terremoto ? I cambiamenti nell’intensità dei raggi cosmici e i terremoti sono stati correlati prendendo in considerazione l’attività sismica su scala globale. La correlazione invece scompare quando si procede ad analizzare il fenomeno localmente.
“Nel mondo scientifico, si accetta che si possa dire che una scoperta è stata fatta quando il livello di confidenza statistica dei dati raggiunge cinque sigma” ha spiegato Homola. “Noi abbiamo ottenuto più di sei sigma. Significa una probabilità inferiore a uno su un miliardo che la correlazione sia dovuta al caso. Abbiamo quindi un’ottima base statistica per affermare di aver scoperto un fenomeno esistente”.
“La cosa più importante è che abbiamo dimostrato un legame tra la radiazione cosmica registrata la sismicità. Se c’è qualcosa di cui possiamo essere sicuri, è che i nostri punti di osservazione e le opportunità di ricerca sono completamente nuove ed entusiasmanti”, ha concluso Homola.
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