Le AI possono individuare segni di vita su altri pianeti? In una certa misura già lo fanno. I sensori a bordo dei veicoli spaziali, che esplorano altri mondi, hanno la capacità di rilevare molecole indicative di vita aliena. Tuttavia è noto, che le molecole organiche derivate da processi biologici si degradano nel tempo, rendendo la loro presenza difficile da individuare per la tecnologia attuale.
Un metodo di recente sviluppo, basato sull’intelligenza artificiale (AI) è in grado di rilevare segnali biologici, anche in campioni vecchi di centinaia di milioni di anni. Meglio ancora, secondo la nuova ricerca, il meccanismo offre risultati con una precisione del 90% (rif.).
Biomolecole vs molecole abiotiche
Il nuovo metodo si basa sulla premessa che i processi chimici che governano formazione e funzionamento delle biomolecole, differiscono fondamentalmente da quelli delle molecole abiotiche. Le biomolecole, come gli amminoacidi, conservano informazioni sui processi chimici che le hanno prodotte. Secondo il nuovo studio, questo probabilmente vale anche per la vita aliena.
Su qualsiasi mondo, la vita può produrre e utilizzare quantità maggiori di pochi composti selezionati per funzionare quotidianamente. Ciò li differenzierebbe dai sistemi abiotici e queste differenze possono essere individuate e quantificate con l’intelligenza artificiale.
Il team ha prima addestrato l’algoritmo di apprendimento automatico con 134 campioni, di cui 59 biotici e 75 abiotici. Successivamente, per convalida, i dati sono stati suddivisi casualmente in un set di addestramento e in un set di test. L’AI ha identificato con successo i segni di vita dai campioni biotici di esseri viventi recenti, nonché di forme di vita antiche conservate in alcuni frammenti fossili fatti di cose come carbone, petrolio e ambra.
I test sulla Terra
Secondo lo studio, lo strumento ha anche identificato campioni abiotici che includono sostanze chimiche come amminoacidi creati in laboratorio e meteoriti ricchi di carbonio. Quasi immediatamente, il nuovo metodo di intelligenza artificiale potrà essere utilizzato per studiare le rocce di 3,5 miliardi di anni nella regione di Pilbara, nell’Australia occidentale, dove si ritiene che esistano i fossili più antichi sulla Terra.
Trovate per la prima volta nel 1993, si pensava che queste rocce fossero resti fossilizzati di microbi simili ai cianobatteri, che furono i primi organismi viventi a produrre ossigeno sulla Terra. Se confermata, la presenza dei batteri così presto nella storia del nostro pianeta, significherebbe che la Terra era predisposta alla vita molto prima di quanto si pensasse.
Tuttavia, questi risultati sono rimasti controversi. I ricercatori hanno ripetutamente sottolineato che le prove possono anche essere dovute a puri processi geologici che non hanno nulla a che fare con la vita antica. Ma tramite l’addestrammo contino dell’AI, potremmo un giorno affinare sempre di più, questa innovativa tecnica di ricerca.
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