Un AI scopre degli strani segnali radio da dati precedentemente analizzati. E’ ormai chiaro a tutti che ci troviamo nel bel mezzo di una rapida evoluzione delle intelligenze artificiali. Negli ultimi anni, molte AI incredibilmente capaci come Midjourney, DALL-E 2 e ChatGPT hanno mostrato i rapidi progressi nell’apprendimento automatico. Infatti sono sempre più utilizzate in tutte le aree della scienza per aiutare i ricercatori con compiti di classificazione di routine.
Le AI nella ricerca di vita intelligente
Anche gli scienziati, impegnati nella ricerca di prove di vita intelligente, non sono da meno. I ricercatori hanno costruito un AI (rif.) che batte gli algoritmi classici nelle attività di rilevamento del segnale. Questa intelligenza artificiale è stata addestrata nel cercare nei database dei radiotelescopi, segnali che non possono essere generati da processi astrofisici naturali. Quando sono stati forniti alla AI un set di dati studiato in precedenza, l’intelligenza artificiale ha segnalato ben otto segnali di interesse che l’algoritmo classico non aveva individuato.
Per essere chiari, questi segnali non provengono da intelligenze extraterrestri e sono probabilmente rari casi di interferenza radio. Tuttavia, la scoperta pubblicata oggi su Nature Astronomy evidenzia come le AI giocheranno un ruolo continuo nella ricerca dell’intelligenza extraterrestre.
Le AI non capiscono e non pensano. Eccellono, invece, nel riconoscimento di modelli e sono molto utili per le attività di classificazione, ma non hanno la capacità di risolvere i problemi. Svolgono solo i compiti specifici per i quali sono stati addestrati. Quindi, bisogna precisare, che i programmi di intelligenza artificiale non sono intelligenti e non troveranno prove dirette dell’intelligenza extraterrestre.
Addestrare un AI nella ricerca di tecnofirme
Gli astronomi cercano da tempo le tecnofirme radio. Questi segnali indicherebbero una presenza tecnologica e di conseguenza l’esistenza di una civiltà che la sta sfruttando. Per ampliare questa ricerca, gli scienziati stanno affiancando agli algoritmi tradizionali le AI per scovare, tra le interferenze radio, un vera firma tecnologica. Sorprendentemente l’AI funziona meglio di quanto speravano.
Le ricerche di technosignature sono paragonabili alla ricerca del classico ago in un pagliaio di dimensioni cosmiche. I radiotelescopi producono enormi volumi di dati e in essi ci sono una moltitudine d’interferenze da fonti come telefoni, WiFi e satelliti. Gli algoritmi di ricerca usati, quindi devono essere in grado di separare, rapidamente, le vere firme tecnologiche dai falsi positivi.
L’AI usata in questo studio è stata ideata da Peter Ma, uno studente dell’Università di Toronto e autore principale dell’articolo. Come set di addestramento, lo studente Ma ha inserito i segnali reali e man mano che l’AI elaborava i dati, imparava a identificare le caratteristiche salienti nei dati. Dopo aver addestrato l’algoritmo gli sono stati forniti più di 150 terabyte di dati (480 ore di osservazione) dal Green Bank Telescope in West Virginia e l’AI ha identificando 20.515 segnali di interesse.
Gli otto segnali identificati
Ispezionati manualmente, gli otto segnali avevano le caratteristiche di tecnofirme e non potevano essere attribuiti a interferenze radio. Nella verifica di questi segnali, i ricercatori sono tornati al telescopio per osservare i segnali di interesse. Ma sfortunatamente, non sono stati in grado di rilevare nuovamente nessuno di loro.
Per risolvere questa problematica il team ha recentemente implementato un potente processore di segnale sul telescopio MeerKAT in Sud Africa. Grazie alla interferometria il radiotelescopio sarà in grado di individuare meglio da dove proviene un segnale captato, riducendo i falsi positivi dovuti alle interferenze radio. Se gli astronomi riuscissero a rilevare una firma tecnologica che non può essere spiegata come interferenza, sarebbe un deciso segnale che gli esseri umani non sono gli unici creatori di tecnologia all’interno della Via Lattea. Sarebbe, senza alcun dubbio, la scoperta più importante che si possa immaginare.
Allo stesso tempo, se non rileviamo nulla, non significa necessariamente che siamo l’unica specie tecnologicamente capace in circolazione nella galassia. Un mancato rilevamento potrebbe anche significare che non abbiamo cercato il giusto tipo di segnali, o che i nostri telescopi non sono ancora abbastanza sensibili da rilevare deboli trasmissioni da esopianeti distanti.
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