L’accordo di Parigi del 2015, inteso a limitare il riscaldamento globale a 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali, è già stato violato. Secondo gli scienziati europei l’estate 2023 è stata la più calda degli ultimi 2000 anni sulla Terra nell’emisfero settentrionale. Le nuove stime, derivate dalle registrazioni degli anelli degli alberi, mostrano che l’estate del scorsa è stata di 2,07° C più calda rispetto ai livelli preindustriali. Questo che significa che il mondo si è riscaldato ben oltre le stime precedenti, che quantificavano un aumento di 1,48° C sopra i livelli preindustriali.
Dati relativamente scarsi sull’emisfero meridionale, che risponde in modo diverso ai cambiamenti climatici rispetto alla sua controparte settentrionale, rendono difficile trarre conclusioni sul clima di quella regione negli ultimi duemila anni, dicono gli scienziati, motivo per cui il loro studio si concentra sull’emisfero settentrionale.
L’influenza del El Niño
Tuttavia, la nuova scoperta non è una sorpresa per gli scienziati. Sono state lampanti le temperature da record che hanno soffocato gli Stati Uniti, l’Europa, la Cina e altre aree in tutto il mondo durante tutta l’estate scorsa. Faceva abbastanza caldo da sciogliere il ghiaccio marino antartico a minimi senza precedenti. Abbastanza caldo da innescare la peggiore stagione di incendi mai vista in Canada, che ha bruciato 45 milioni di ettari di terreno. Un evento senza alcun precedente
“Non sono sorpreso”, ha detto Jan Esper, climatologo dell’Università Johannes Gutenberg in Germania. “Sono preoccupato per il riscaldamento globale: è una delle più grandi minacce per l’umanità”. Il riscaldamento globale rimane principalmente il risultato di attività umane come la combustione del carbone. Il caldo senza precedenti del 2023 è stato esacerbato da El Niño. Gli scienziati affermano che il riscaldamento globale causato dai gas che intrappolano il calore ha rafforzato El Niño negli ultimi 60 anni. Quest’ultimo influenza il clima in tutto il mondo facendo aumentare le temperature già elevate e provocando estati più calde e più lunghe con forti ondate di caldo come quelle osservate l’anno scorso.
Anche se l’andamento meteorologico si sta ora indebolendo verso condizioni neutre, gli scienziati avvertono che quest’estate probabilmente infrangerà nuovamente i record. Secondo il Copernicus Climate Change Service dell’Unione Europea, aprile è già stato segnalato come il più caldo mai registrato. Inoltre per il 13° mese consecutivo si è registrata una temperatura marina superiore alla media.
Le nostre stime preindustriali erano sbagliate
“È ovvio che dovremmo fare il più possibile, il più presto possibile“, ha detto Esper. Il team hanno analizzato i dati d’archivio delle fluttuazioni di temperatura di anno in anno registrate nella larghezza degli anelli degli alberi. Secondo gli scienziati è l’unica registrazione attendibile che copre gli ultimi 2.000 anni. Confrontando queste registrazioni con i primi dati strumentali, il periodo compreso preindustriale a cui si fa riferimento nel protocollo di Parigi del 2015 era diversi decimi di grado Celsius più freddo di quanto si pensasse.
Ricalibrando la linea di riferimento, hanno scoperto che il nostro pianeta si è riscaldato di 2,07 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Un valore superiore a quanto suggerito dalle stime precedenti. I risultati sono anche coerenti con un recente rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM). Il rapporto conferma che l’estate del 2023 è stata la più calda mai registrato non solo negli ultimi 2000, forse negli ultimi 100.000 anni. “Lo stato del clima nel 2023 ha dato un nuovo significato inquietante alla frase fuori scala”, ha affermato la WMO in una nota.
Gli scienziati affermano che la differenza di temperatura tra i dati storici e i dati strumentali mette in discussione il calcolo degli intervalli di temperatura nell’Accordo di Parigi del 2015. I nuovi risultati indicano che l’obiettivo, perseguito da quasi 200 paesi nell’ambito dell’accordo per evitare il riscaldamento globale di 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, è già stato superato, secondo lo studio pubblicato su Nature.
La scarsa collaborazione dei governi agli studi scientifici
“Da un lato, questo è solo un problema tecnico. Il riscaldamento non è cambiato, la realtà non è cambiata”, ha detto Esper. Ma, ha aggiunto che “è importante ottenere i numeri giusti”. Ulteriori misurazioni degli anelli degli alberi provenienti da altre parti del mondo permetterebbero agli scienziati di contestualizzare le loro scoperte più indietro nel tempo.
“C’è molta legna là fuori”, ha detto Esper. Gli scienziati, tuttavia, hanno avuto non poche difficoltà e ritardi nell’ottenere il permesso di campionare gli alberi. “Spesso non otteniamo il permesso, o ci vuole troppo tempo, e questo ovviamente ostacola il progresso nella produzione di record più lunghi e nell’aggiornamento dei record”.
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