Tutti noi davanti ad un cielo stellato estivo, prima o poi, ci siamo posti la fatidica domanda: siamo soli nell’universo ? I più appassionati vi risponderanno sempre di no. Spesso la negazione è accompagnata dalle medesime spiegazioni. Vi sarete sicuramente sentiti rispondere che nella Via Lattea sono presenti circa 100 miliardi stelle e che potenzialmente ci sono migliaia di miliardi di pianeti, solo nella nostra galassia. Le stesse persone spesso aggiungono che è molto egoista pensare che in un universo di miliardi di galassie, la Terra sia così speciale da essere considerata unica.
Negli ultimi decenni anche molti scienziati si sono sbilanciati nell’affermare l’impossibilità della nostra unicità in un Universo sconfinato. Ma le cose stanno davvero così ? Esistono prove solide e concrete che ci forniscono una risposta chiara ?
La probabilità statistica
Certamente chi afferma con facilità, che forme di vita possono svilupparsi ovunque, vista l’enormità di pianeti potenzialmente abitabili, non commette alcuna fallacia logica. Nessuno può negare che esistano migliaia di miliardi di miliardi di pianeti, un numero inimmaginabile. Ma su quanti di questi pianeti la vita è comparsa davvero ? Dal punto di vista statistico è quindi corretto affermare che non siamo soli nell’universo.
Ma abbiamo solide certezze che ci confermano che sia così ? In realtà no. Dare una risposta a questa domanda è molto complicato e per nulla banale. Riflettiamo, il fatto che siamo vivi e ci poniamo questa domanda ora in questo istante, influenza in modo permanente il nostro ragionamento logico. Possiamo partire da tutto quello che consideriamo vita sul nostro pianeta ed estenderlo in generale per lo spazio sconfinato ? La risposta è ovviamente no, perché ad oggi nessuno può dire con che probabilità una forma di vita possa apparire su uno di quei miliardi di pianeti potenzialmente abitabili. In parole semplici non possiamo saperlo, perché l’unico esempio di vita che conosciamo è proprio il nostro, ed è unico. Non abbiamo mai osservato una forma di vita al di là della nostra.
Trarre conclusioni generali, partendo dal presupposto che esistiamo, estendendo il ragionamento all’intero Universo è troppo banale e semplicistico. E non può mai essere corretto questo modus operandi dal punto di vista scientifico. Siamo al cospetto di un chiaro esempio di bias cognitivo, cioè un ragionamento condizionato da un punto di partenza particolare. E’ un errore molto comune basarsi sull’unicum terrestre per poter affermare con disinvoltura che non siamo soli, al riparo dietro un dato statistico. La nostra unica speranza di rispondere a questo annoso dilemma è continuare a investire tempo ed energia nella ricerca. Abbiamo bisogno di continuare a raccogliere dati ed individuare altri esempi concreti, oltre al nostro, se vogliamo avere evidenze e quindi rispondere e dare un senso ai calcoli probabilistici. Per il momento possiamo solo concludere che non abbiamo dati sufficienti per poter affermare se siamo soli o no.
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Purtroppo si può solo teorizzare ed esprimere pensieri.
Però nulla toglie il fatto che pensare di essere un evento unico in tutto l’universo fa a botte con la logica e la natura stessa dell’universo.
Per quale motivo certi meccanismi si sarebbero verificati qui e non il altri luoghi più o meno remoti, recentemente abbiamo capito e visto che praticamente tutte le stelle sono sistemi complessi come il nostro, composti anche da pianeti.
Chissà se il James Webb ci toglierà qualche dubbio o ne porrà di nuovi in tema.
Purtroppo il fatto che basiamo le ipotesi solo sulla nostra esistenza non è sufficiente a dimostrare che esistano altre forme di vita. Inoltre consideri che non abbiamo fin ora avuto alcun riscontro certo ed incontrovertibile (prova scientifica) per poter confermare, quella che al momento rimane, solo un ipotesi statistica.
L’universo è così immenso che pensare che un evento come la vita si sia verificato esclusivamente in un singolo pianeta è totalmente impensabile, solo il fatto che esistiamo è una prova praticamente certa.
Prendiamo in considerazione il fatto di essere soli perché non abbiamo mai osservato altra vita, ma si spiega facilmente considerando che non abbiamo mai messo il naso fuori dal nostro pianeta a parte satellite naturale e sonde su pianeti ad uno schiocco di dita dal nostro.
La matematica dice che non possiamo essere un evento singolare, la vita deve essere una costante dell’universo.
Ciao, sono pienamente d’accordo con te. E ti ringrazio di aver menzionato la sonda Hayabusa 2 di cui avevo intenzione di riassumerne le gesta in un prossimo articolo.
Trovo corretto parlare di bias cognitivo in quanto, anche statisticamente, l’unico calcolo che possiamo fare è basato su “realtà fittizie” dal momento che non abbiamo alcuna prova all’infuori del nostro pianeta, tuttavia, dopo la scoperta effettuata dalla sonda Hayabusa2 di poco tempo fa, che ha trovato tracce di più di 20 amminoacidi su un asteroide, l’idea dell’esistenza di vita nell’universo diventa un pochino più realistica e solida.
Ovviamente non sto dicendo che possiamo dare la cosa per scontata, però è un inizio per rivedere qualche teoria e rifare qualche calcolo.
Probabilmente continueremo ancora a basarci sulla nostra singola esistenza nei calcoli statistici futuri, ma forse è anche perché la possibilità di scoprire altre forme di vita e sapere che non siamo soli, è una delle più poetiche fantasie che possiamo avere.