Un gruppo di scienziati a recentemente proposto un tecnologia per fa compiere all'umanità un viaggio interstellare

Una nuova tecnologia di viaggio interstellare

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L’esplorazione dello spazio interstellare rappresenta una delle sfide più ambiziose dell’umanità. Recentemente, un gruppo di ricercatori ha proposto un innovativo sistema di propulsione che potrebbe rivoluzionare la capacità di coprire le immense distanze tra le stelle nel corso di una singola vita umana. Questa nuova tecnologia di trasporto si basa sull’utilizzo di fasci di elettroni relativistici, offrendo una soluzione potenzialmente praticabile per il viaggio interstellare.

La sfida del volo interstellare

Uno degli ostacoli principali all’esplorazione interstellare è la necessità di fornire un’adeguata quantità di energia a un veicolo spaziale senza l’onere di trasportare grandi quantità di propellente o batterie. I sistemi di propulsione attuali, basati su razzi chimici o ionici, presentano limiti fisici che rendono proibitiva l’idea di raggiungere velocità significative nel contesto interstellare. Uno pubblicato sulla rivista Acta Astronautica (rif.), evidenzia che il raggiungimento di velocità interstellari pratiche dipende dalla capacità di fornire alla navicella spaziale quantità sufficienti di energia cinetica in modo economico.

Se l’obiettivo è coprire distanze astronomiche in tempi compatibili con una singola generazione umana, è necessario adottare strategie radicalmente nuove. In questo contesto, la nuova tecnologia di trasporto sfrutta fasci di elettroni accelerati a velocità prossime a quella della luce per trasferire energia a un veicolo spaziale, consentendogli di raggiungere velocità elevate senza dover trasportare enormi quantità di propellente.

L’idea alla base di questo approccio è quella di utilizzare fasci di elettroni, accelerati a velocità relativistiche per trasmettere energia a un veicolo spaziale. “Trasmettere energia alla nave è da tempo riconosciuto come un modo per ottenere più energia […] di quanta ne possiamo trasportare con noi”, ha spiegato Jeff Greason, capo tecnologo di Electric Sky, Inc. La quantità di energia fornita da un fascio dipende sia dalla potenza del fascio stesso sia dal tempo di esposizione della navicella a tale fascio.

Il plasma come forma di contenimento

L’idea di utilizzare fasci di energia come tecnologia alla base del viaggio interstellare non è nuova. Molti studi precedenti si sono concentrati su fasci di fotoni, come quelli utilizzati nelle vele laser. Tuttavia, queste soluzioni presentano limiti significativi. Tra i tanti la difficoltà nel mantenere l’allineamento su lunghe distanze. I fasci di elettroni, invece, offrono un’alternativa con caratteristiche potenzialmente superiori.

Uno dei principali vantaggi degli elettroni è la loro capacità di essere accelerati a velocità prossime a quella della luce con un’efficienza superiore rispetto ai fotoni. Tuttavia, essi presentano un problema fondamentale. Siccome sono carichi negativamente, tendono a respingersi, causando la dispersione del fascio. “Dato che gli elettroni sono tutti caricati negativamente, si respingono a vicenda, il che disperde il fascio”, ha spiegato Greason.

Tuttavia, Greason e Gerrit Bruhaug del Los Alamos National Laboratory, hanno individuato un meccanismo che potrebbe mitigare questo problema. A velocità relativistiche, il tempo di dispersione del fascio si riduce significativamente. Inoltre, il plasma interstellare, costituito da ioni e elettroni liberi, potrebbe giocare un ruolo chiave nel mantenere il fascio compatto. “Quando il fascio di elettroni passa attraverso il plasma, respinge gli elettroni più leggeri da questo gas di fondo, ma gli ioni, che sono pesanti, si muovono più lentamente e vengono lasciati indietro”. Il fenomeno genera un campo magnetico che agisce da forza di contenimento, un processo noto come pizzico relativistico. Se controllato correttamente, potrebbe consentire la trasmissione di energia su distanze pari a migliaia di volte la distanza tra la Terra e il Sole.

Applicazioni pratiche e implicazioni future

Secondo le simulazioni condotte dai ricercatori, un fascio di elettroni relativistici potrebbe accelerare una sonda spaziale da 1.000 kg fino al 10% della velocità della luce. Ciò consentirebbe di raggiungere Alpha Centauri in circa 40 anni, un risultato straordinario se confrontato con i 70.000 anni necessari con le attuali tecnologie. “Il volo interstellare richiede di raccogliere e controllare grandi quantità di energia per raggiungere velocità sufficientemente elevate da essere utili”, ha sottolineato Greason.

Tuttavia, molte questioni restano ancora irrisolte. Un aspetto cruciale è la generazione del fascio di elettroni, che potrebbe essere realizzata posizionando un generatore vicino al Sole, sfruttando l’intensa radiazione solare come fonte energetica. “Sebbene ci sia del lavoro ingegneristico da fare per realizzare un fascio così potente, non è particolarmente difficile rispetto alle altre sfide”, ha osservato Greason.

Un altro problema riguarda la conversione dell’energia ricevuta dal fascio in spinta propulsiva. “Ciò significa convertire l’energia del fascio nell’espulsione di un qualche tipo di propellente”, ha spiegato Greason, aggiungendo che il sistema dovrà minimizzare il calore di scarto per evitare il surriscaldamento del veicolo spaziale.

Verso la tecnologia per il viaggio interstellare

La nuova tecnologia di trasporto basata sui fasci di elettroni relativistici rappresenta una potenziale rivoluzione nell’ambito della propulsione spaziale. Sebbene numerose sfide tecniche debbano ancora essere affrontate, questo approccio offre vantaggi significativi rispetto alle alternative basate su laser o razzi chimici. Se implementata con successo, potrebbe non solo rendere possibile il volo interstellare, ma anche rivoluzionare il trasporto energetico su scala cosmica, consentendo la trasmissione di energia dal Sole verso basi lunari o altre destinazioni nel sistema solare.

In definitiva, ridurre i costi del trasporto interstellare potrebbe rappresentare il primo passo verso un futuro in cui l’umanità non sia più confinata al nostro Sistema Solare. “Il lavoro svolto sui veicoli spaziali spinti dal laser per il volo interstellare sta prendendo in considerazione navi di soli pochi grammi, ed è molto difficile ottenere dati scientifici. Se riuscissimo a spingere veicoli spaziali più grandi di decine di chilogrammi, potremmo includere più alimentazione, strumenti e comunicazioni per inviare i dati sulla Terra”, ha concluso Greason.

Se questa tecnologia dovesse dimostrarsi fattibile, la prospettiva di esplorare nuovi mondi non sarebbe più solo un sogno fantascientifico, ma una concreta possibilità per le generazioni future.

Stefano Gallotta

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