Molecole chiave per la vita nei campioni di asteroidi OSIRIS-REx

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Le molecole chiave per la vita, scoperte grazie alla missione OSIRIS-REx, stanno offrendo agli scienziati una prospettiva senza precedenti sull’origine della vita nel nostro Sistema Solare. Tra i risultati più sorprendenti emersi dall’analisi dei campioni prelevati dall’asteroide Bennu, spicca l’identificazione di 14 amminoacidi essenziali, composti contenenti acqua e carbonio, nonché le cinque basi azotate che costituiscono il DNA e l’RNA. Questi ritrovamenti confermano che gli elementi fondamentali per la vita erano diffusi nel Sistema Solare primordiale.

L’importanza della missione OSIRIS-REx va ben oltre il singolo evento di raccolta di campioni. Grazie a essa, possiamo non solo ricostruire la chimica del sistema solare primordiale, ma anche valutare le possibilità che la vita sia emersa altrove nell’universo. I risultati della ricerca sono stati pubblicati Nature Astronomy (rif.), e aprono la strada a nuove esplorazioni spaziali mirate alla comprensione dell’origine della vita. “Siamo solo all’inizio”, ha dichiarato Dante Lauretta responsabile scientifico della missione OSIRIS-REx presso l’Università dell’Arizona. “Questi campioni continueranno a rivelarci segreti per generazioni a venire”.

Trovata un alta concentrazione di ammoniaca

OSIRIS-REx, missione della NASA lanciata nel 2016, aveva l’obiettivo ambizioso di prelevare campioni incontaminati dalla superficie di Bennu e riportarli sulla Terra per un’analisi approfondita. Dopo un viaggio interstellare durato anni, i frammenti di asteroide sono atterrati nel deserto dello Utah nel 2023, consentendo agli scienziati di esaminare direttamente materiali primordiali rimasti inalterati per miliardi di anni. I dati estratti dai campioni di OSIRIS-REx non solo confermano ipotesi precedenti, ma aprono scenari inaspettati sul ruolo degli asteroidi nella distribuzione delle molecole chiave per la vita.

Tra le scoperte più affascinanti, i ricercatori hanno rilevato un’alta concentrazione di ammoniaca, pari a 230 parti per milione, un valore circa 100 volte superiore rispetto a quello presente naturalmente nei terreni terrestri. Secondo Danny Glavin, scienziato senior presso il Goddard Space Flight Center della NASA, “l’ammoniaca è una sostanza fondamentale per numerosi processi biologici, in quanto gioca un ruolo chiave nella sintesi degli amminoacidi e delle basi azotate”. Questi dati suggeriscono che Bennu, o l’asteroide progenitore da cui si è originato, provenisse dalle regioni più fredde e distanti del Sistema Solare, oltre l’orbita di Saturno.

L’analisi ha inoltre rivelato la presenza di una salamoia ricca di 11 minerali, tra cui carbonati di sodio, fosfati, solfati e cloruri, elementi essenziali per la formazione di composti organici complessi. Secondo Sara Russell, mineralogista cosmica del Natural History Museum di Londra, “questi risultati rafforzano l’ipotesi che Bennu abbia trasportato sulla Terra, e potenzialmente su altri pianeti, gli ingredienti biochimici necessari alla nascita della vita”.

Le molecole chirali

Un altro aspetto cruciale riguarda la chiralità delle molecole trovate nei campioni di Bennu. La vita sulla Terra si basa esclusivamente su molecole levogire (L), ma le analisi dei campioni di OSIRIS-REx hanno mostrato una distribuzione equa tra forme levogire e destrogire, in una miscela racemica. Questo dato ha sorpreso gli scienziati, poiché precedenti studi su meteoriti suggerivano una prevalenza della forma levogira, alimentando l’ipotesi che il primo sistema solare fosse già orientato verso questa configurazione chimica.

“Ero un po’ deluso”, ha ammesso Glavin, “perché questa scoperta sembra invalidare 20 anni di ricerca sulla predominanza della chiralità nella formazione della vita”. Tuttavia, questa rivelazione offre nuove prospettive su come la selezione delle molecole chirali possa essere avvenuta sulla Terra. I campioni di OSIRIS-REx hanno inoltre un valore scientifico superiore rispetto a quelli ottenuti da meteoriti, in quanto privi di contaminazioni terrestri. A differenza dei meteoriti, che attraversano l’atmosfera e subiscono alterazioni chimiche, i frammenti di Bennu sono stati sigillati e protetti fino all’arrivo nei laboratori terrestri.

Questo garantisce un’analisi più precisa e affidabile, come sottolineato da Tim McCoy, curatore di meteoriti presso lo Smithsonian Natural History Museum di Washington. “I minerali individuati nei campioni di Bennu, come i carbonati di sodio e fosfato di sodio e magnesio, sono simili a quelli che si formano nei laghi alcalini terrestri, confermando ulteriormente il potenziale ruolo degli asteroidi come trasportatori di composti biochimici essenziali”.

Le ricerche non si fermeranno ai campioni di Bennu

Inoltre, OSIRIS-REx ha raccolto oltre 121 grammi di materiale, un quantitativo più del doppio rispetto ai 60 grammi previsti e significativamente superiore ai 5 grammi ottenuti dalla missione giapponese Hayabusa2 dall’asteroide Ryugu. Questo rappresenta una risorsa inestimabile per gli scienziati, che potranno proseguire le analisi con tecnologie sempre più avanzate nei prossimi decenni. “Abbiamo davanti a noi un vero e proprio tesoro scientifico”, ha dichiarato Lauretta. “Questi campioni permetteranno di studiare l’evoluzione chimica del nostro sistema solare come mai prima d’ora”.

Queste scoperte pongono nuove domande fondamentali. Se Bennu possedeva tutti gli ingredienti per la vita, perché la vita non si è sviluppata su di esso? Cosa ha reso la Terra un ambiente speciale per l’emergere della biologia? “Questa è una questione cruciale per gli astrobiologi”, ha affermato Jason Dworkin, scienziato del progetto OSIRIS-REx. “Abbiamo una maggiore sicurezza che il materiale organico trovato in questi campioni sia realmente extraterrestre e non una contaminazione terrestre. Ora dobbiamo capire cosa ha determinato l’evoluzione della vita sulla Terra e non su corpi celesti come Bennu”.

In futuro, missioni come OSIRIS-APEX, che seguirà l’attuale percorso della sonda verso l’asteroide Apophis, potrebbero fornire ulteriori indizi sulla formazione dei sistemi planetari. La ricerca sugli asteroidi, infatti, non si ferma qui, ma proseguirà con nuove tecnologie che permetteranno analisi sempre più dettagliate. “Non possiamo fermarci a Bennu”, ha affermato Amy Simon, scienziata della NASA, “perché ogni asteroide ci racconta una storia unica sulla nascita del nostro sistema solare”.

Stefano Gallotta

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