Alle 6:49 EDT, dal sito di lancio in Nuova Zelanda, l’azienda americana Rocket Lab è riuscita in qualcosa mai vista prima: Electron, il loro razzo a due stadi, è stato lanciato in orbita con a bordo 34 satelliti. Ma non è stato di certo questo il main event della mattinata neozelandese, bensì il ritorno dello stesso razzo.
Dopo aver lasciato i 34 satelliti per la loro strada, il primo stadio del razzo Electron è rientrato verso la terra accompagnato da paracadute. A circa 15 minuti dal liftoff, mentre sorvolava l’Oceano Pacifico, il booster Electron è stato agganciato al volo da un elicottero Sikorsky S-92 di proprietà Rocket Lab. Tramite un gancio di metallo è stata agganciata la sommità del paracadute. Successivamente, l’elicottero lo ha trasportato a una piattaforma di atterraggio sull’acqua, dove è stato poi sottoposto ad analisi e ispezioni da parte del team di Rocket Lab.
“Assoutamente incredibile!”, ha commentato Murielle Baker, Senior Communications Advisor di Rocket Lab, durante la diretta del lancio. “Abbiamo trainato con successo il booster Electron sotto al paracadute!”
Perché Rocket Lab usa un elicottero?
Si tratta del primo tentativo riuscito di riutilizzo per un razzo da parte dell’azienda americana. Un metodo alternativo rispetto ai Falcon 9 della SpaceX e il New Shepard della Blue Origin, ma assolutamente altrettanto epico. Questo perché il razzo, essendo alto soltanto 18 metri, non potrebbe portare abbastanza carburante con sé da poter realizzare le manovre di atterraggio in autonomia.
Electron, comunque, non sarà l’unico razzo della batteria a disposizione dell’azienda. Per l’inizio del 2024, infatti, è previsto il primo volo del nuovissimo e più grande Neutron. Il razzo sarà dotato di un sistema di atterraggio simile ai Falcon 9. Questo nuovo razzo sarà parzialmente riutilizzabile. Oramai tutti i privati stanno andando in questa direzione per abbassare sia i costi di produzione, che ovviamente i prezzi per ogni lancio in modo da essere maggiormente competitivi.
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