La prima missione del programma lunare Artemis della NASA entra nei libri di storia. La capsula Orion senza equipaggio, ieri pomeriggio è atterrata nel Pacifico al largo della costa della Baja California, portando a termine con successo la storica missione lunare Artemis 1, dopo un volo di 2,3 milioni di chilometri. Lo splashdown è avvenuto 50 anni dopo lo sbarco sulla luna dell’Apollo 17, l’ultima missione NASA di astronauti che hanno messo piede sulla superficie lunare.
Un successo totale
“Splashdown! Da Tranquility Base a Taurus-Littrow fino alle tranquille acque del Pacifico, l’ultimo capitolo del viaggio della NASA verso la luna giunge al termine: Orion è atterrata sulla Terra”, ha detto il portavoce della NASA Rob Navias durante il live streaming dell’evento dell’agenzia di domenica pomeriggio. Artemis 1 è stato un abile test per Orion, il mega razzo Space Launch System (SLS) della NASA ed i relativi sistemi di terra associati. Siamo in attesa di approfondite analisi, ma le prime indicazioni riportano che l’intero equipaggiamento ha superato il test a pieni voti. Questo significa che la NASA potrebbe iniziare a prepararsi per il primo volo Artemis con equipaggio.
Nonostante lo straordinario successo, Orion ha avuto qualche piccolo intoppo durante il volo. Poco dopo il decollo, ad esempio, gli star tracker di navigazione della capsula hanno restituito letture anomale. Il problema è stato subito attribuito dal team all’“abbagliamento” dei propulsori di Orion. Complessivamente, la capsula si è comportata bene durante il suo viaggio di debutto oltre l’orbita terrestre, spuntando tutti i traguardi prefissati, come previsto.
Il 25 novembre, la capsula è arrivata in un’orbita retrograda distante (DRO) attorno alla Luna, un percorso talmente ellittico che ha portato Orion a 64.000 km dalla superficie lunare nel suo punto più distante. Il 26 novembre, il veicolo spaziale si è allontanato dalla Terra più di qualsiasi altro veicolo spaziale progettato per trasportare esseri umani, battendo il vecchio record di 400.171 km stabilito nel 1970 dal modulo di comando dell’Apollo 13. Due giorni dopo, Orion ha raggiunto la sua massima distanza dal suo pianeta natale, estendendo il nuovo record di 432.210 km.
Il rientro nell’atmosfera
Orion ha lasciato il DRO lunare il 1° dicembre, quindi si è diretto verso casa con un’accensione del motore di circa 3 minuti durante un sorvolo ravvicinato della Luna il 5 dicembre. Il lungo viaggio e la missione Artemis 1 di 25 giorni, si è conclusa domenica. La capsula Orion è entrata nell’atmosfera terrestre sopra l’Oceano Pacifico, lontano dalla costa occidentale del Sud America, domenica alle 12:20 EST (17:20 GMT). Il veicolo spaziale è entrato nell’atmosfera con una velocità di 40.000 km/h, 32 volte la velocità del suono.
Questa elevata velocità ha generato enormi quantità di attrito, mettendo alla prova lo scudo termico di 5 metri di Orion. Lo scudo termico, il più grande del suo genere mai volato, ha sopportato temperature intorno ai 2.800 gradi Celsius, pari a circa la metà della superficie del Sole. Subito dopo essere entrato nell’atmosfera terrestre, la capsula Orion ha rimbalzato sugli strati superiori dell’aria come una roccia che rimbalza sulla superficie di uno stagno. Questa “manovra a salto”, che nessun veicolo spaziale umano aveva mai eseguito prima, consente alla capsula di coprire distanze maggiori e atterrare in modo più preciso durante il rientro, hanno affermato i funzionari della NASA.
I tre paracadute principali si sono aperti alle 12:37 EST (17:37 GMT), rallentando la discesa della capsula. La capsula Orion è atterrata esattamente come previsto alle 12:40 EST (17:40 GMT), a circa 160 km dalla costa occidentale della penisola di Baja nel Pacifico. La nave della Marina americana, la USS Portland, era in attesa nell’area. La USS Portland trasporterà Orion a bordo fino al porto di San Diego, un viaggio che durerà circa un giorno, hanno detto i funzionari della NASA. Da lì, Orion si recherà al Kennedy Space Center per ispezioni e analisi approfondite.
Verso Artemis 2
“Questo è un giorno straordinario”, ha detto l’amministratore della NASA Bill Nelson poco dopo l’atterraggio. “È storico, perché ora stiamo tornando nello spazio, nello spazio profondo, con una nuova generazione”. A condizione che nessuna delle analisi post-volo riveli problemi seri, la NASA inizierà da subito a prepararsi per il primo volo con equipaggio: Artemis 2. Il lancio dovrebbe avvenire nel 2024. L’agenzia spaziale, prevede di far atterrare gli astronauti vicino al polo sud della Luna con Artemis 3 nel 2025 o 2026. Una missione che impiegherà il nuovo enorme veicolo Starship di SpaceX come lander lunare.
Le future missioni Artemis lavoreranno per creare un avamposto di ricerca nella regione del polo sud, che si ritiene sia ricca di ghiaccio d’acqua. La NASA prevede inoltre di costruire una piccola stazione spaziale in orbita lunare chiamata Lunar Gateway per supportare le attività di Artemis. I primi elementi della stazione lunare dovrebbero decollare su un razzo SpaceX Falcon Heavy alla fine del 2024.
Artemis è un grande progetto: uno sforzo per stabilire una presenza umana sostenibile a lungo termine su e intorno alla Luna, in contrasto con l’approccio “bandiere e impronte” del programma Apollo. Il completamento con successo di Artemis 1 consente alla NASA di iniziare a concentrarsi su questi audaci passi successivi.
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