Gli astronomi hanno recentemente individuato le prime stelle binarie in orbita attorno a un buco nero supermassiccio nel cuore della Via Lattea, Sagittarius A* (Sgr A*). La coppia stellare, designata D9, rappresenta una scoperta straordinaria che sfida le precedenti teorie sulla natura dei sistemi stellari in prossimità di questi giganti cosmici. Utilizzando i dati del Very Large Telescope (VLT), posizionato nel deserto di Atacama in Cile, i ricercatori hanno rilevato con precisione la velocità delle stelle. Con grande sorpresa, il team ha constatato che D9 è composto non da una singola stella, ma da un sistema binario.
Questa scoperta suggerisce che, nonostante l’ambiente turbolento attorno a Sgr A*, possano esistere stelle binarie in prossimità di buco nero in condizioni relativamente stabili, seppur temporanee. Pubblicata sulla rivista Nature Communications (rif.), è un passo fondamentale. Siamo sempre più vicini a capire i meccanismi che regolano la dinamica stellare in prossimità dei buchi neri supermassicci. Si apriranno nuove prospettive per lo studio dell’universo estremo.
D9, sistema binario giovane e fugace
Le stelle di D9 sono estremamente giovani. L’età stimata è di appena 2,7 milioni di anni, un intervallo di tempo irrisorio, considerando che il nostro Sole ha circa 4,6 miliardi di anni. Secondo gli astronomi, questa giovinezza offre una rara opportunità per osservare un sistema binario così vicino a un buco nero supermassiccio.
“Questo fornisce solo una breve finestra sulle scale temporali cosmiche per osservare un simile sistema binario!” ha dichiarato Emma Bordier, ricercatrice dell’Università di Colonia. Le stelle binarie buco nero, come D9, potrebbero infine fondersi, dando origine a eventi catastrofici come fusioni stellari. Questa dinamica aggiunge ulteriori elementi di fascino e mistero alla regione centrale della nostra galassia. Un aspetto sorprendente della scoperta di D9 è la sua implicazione sulla formazione stellare attorno ai buchi neri supermassicci. Contrariamente alle ipotesi precedenti, le regioni vicine a Sgr A* non sono così caotiche da impedire la nascita di nuove stelle.
“Il sistema D9 mostra chiari segni della presenza di gas e polvere attorno alle stelle. Questo suggerisce che potrebbe trattarsi di un sistema stellare molto giovane formatosi nelle vicinanze del buco nero supermassiccio”, ha spiegato Michal Zajaček dell’Università Masaryk e di Colonia. La scoperta di stelle binarie vicine ad un buco nero dimostra quindi che anche in condizioni estreme, la formazione stellare non è solo possibile, ma potrebbe essere più comune del previsto.
Le stelle binarie e l’enigmatico futuro degli oggetti G
Il sistema D9 esiste all’interno dell’ammasso S, un gruppo di stelle che orbitano a velocità straordinarie attorno a Sgr A* a causa della sua immensa gravità, pari a quella di 4,3 milioni di Soli. L’osservazione di D9 è avvenuta mentre i ricercatori cercavano di svelare la natura dei cosiddetti “oggetti G”, corpi che sembrano nubi di gas ma si comportano come stelle. Una delle teorie suggerisce che questi oggetti potrebbero derivare da sistemi binari come D9 che hanno subito fusioni stellari, lasciando dietro di sé materiale diffuso.
Questo implica che D9 potrebbe fornire uno sguardo sul futuro di altri sistemi simili. La presenza delle stelle binarie buco nero all’interno di un ambiente così dinamico offre agli scienziati nuovi indizi sui complessi processi gravitazionali che caratterizzano il centro galattico. La scoperta delle stelle binarie in orbita attorno a Sgr A* apre anche scenari entusiasmanti per lo studio della formazione planetaria. “La nostra scoperta ci consente di fare ipotesi sulla presenza di pianeti, poiché questi si formano spesso attorno a stelle giovani”, ha concluso Florian Peißer, autore principale della ricerca.
Secondo gli esperti, la sopravvivenza delle stelle binarie nelle immediate vicinanze di un buco nero supermassiccio indica che questi ambienti potrebbero essere sufficientemente stabili da supportare la nascita di pianeti. “I buchi neri non sono così distruttivi come pensavamo”, ha aggiunto Peißer. Gli avanzamenti tecnologici, come l’aggiornamento GRAVITY+ del VLT e l’imminente Extremely Large Telescope (ELT), permetteranno agli scienziati di approfondire ulteriormente questi fenomeni e forse rilevare pianeti attorno a sistemi come D9.
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