Un team di astrochimici avrebbe risolto il mistero delle strisce scure di Venere ipotizzando la presenza nell'atmosfera di minerali ferrosi

Le strisce scure di Venere potrebbero essere minerali ferrosi

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Gli astrochimici hanno scoperto che i che le strisce scure visibili su Venere potrebbero essere minerali ferrosi. Se osservate alla luce ultravioletta, le nubi mostrano dande scure che assorbono a lunghezze d’onda ad alta energia. Nel corso dei decenni sono state suggerite molteplici spiegazioni. Dal cloruro ferrico a vari composti dello zolfo e persino ai microrganismi. L’idea della vita venusiana fù formulata per la prima volta negli anni ’60 da Carl Sagan e che ha ancora oggi sostenitori. 

Le due fasi minerali del ferro

Le nuove scoperte degli scienziati guidati da Clancy Zhijian Jiang e Paul Rimmer mettono al centro la chimica basata sul ferro (rif.). “Gli unici dati disponibili sulla composizione delle nuvole sono stati raccolti dalle sonde. Queste hanno rivelato strane proprietà delle nuvole che finora non siamo stati in grado di spiegare completamente. Esaminate alla luce ultravioletta, le nubi venusiane presentano uno specifico modello di assorbimento dei raggi UV. Quali elementi, composti o minerali sono responsabili di questa osservazione ?” ha dichiarato Rimmer (rif.).

L’atmosfera di Venere è composta principalmente da anidride carbonica. Le nubi che si trovano ad altitudini comprese tra 48 a 65 chilometri, sono formate da acido solforico, intrecciate con minerali contenenti ferro. Il gruppo di ricerca ha sintetizzato i vari composti di ferro che potrebbero esistere nelle nubi di Venere e li ha immersi in diverse concentrazioni di acido solforico. 

Hanno scoperto che due fasi minerali del ferro, romboclasio e solfato ferrico, vengono combinate, si ottiene un efficiente assorbimento di ultravioletti. “I modelli e il livello di assorbimento mostrati dalla combinazione di queste due fasi minerali sono coerenti con le macchie UV scure osservate nelle nubi venusiane”, ha affermato Jiang nella dichiarazione. “Questi esperimenti mirati hanno rivelato l’intricata rete chimica all’interno dell’atmosfera e hanno fatto luce sul ciclo degli elementi sulla superficie venusiana.”

La conferma arriverà dalle future missioni

Le scoperte di Jiang e Rimmer suggeriscono fortemente che vi sia una chimica significativa ed inesplorata nelle strisce scure di Venere. L’abbondanza e la distribuzione cambiano nel tempo e studi precedenti hanno dimostrato come le variazioni dell’ultravioletto possano influenzare il clima di Venere. 

Tra il 2006 e il 2017, la quantità di luce solare ultravioletta riflessa nello spazio dalle nuvole di Venere è crollata del 50% prima di risalire ai livelli precedenti. La luce UV assorbita ha contribuito a guidare la circolazione nell’alta atmosfera ancora più velocemente. Questo è il fenomeno estremo per cui Venere e la sua atmosfera superiore sembrano disaccoppiati. Il corpo solido del pianeta gira sul proprio asse una volta ogni 243 giorni terrestri, ma l’atmosfera superiore ruota attorno al pianeta in soli quattro giorni.

La NASA intende lanciare una missione chiamata DAVINCI (Deep Atmosphere Venus Investigation of Noble gas, Chemistry and Imaging) nel 2029. La sonda esaminerà l’atmosfera di Venere cercando una soluzione alle varie ipotisi e studi scientifici. Una seconda missione, VERITAS (Venus Emissivity, Radio Science, InSAR, Topography and Spectroscopy) è in standby dopo essere stata rinviata nel 2022. Nel frattempo, anche l’Agenzia spaziale europea (ESA) tornerà su Venere con EnVISION, che verrà lanciato all’inizio degli anni ’30 per studiare l’atmosfera e la geologia del pianeta. 

Stefano Gallotta

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