Il nuovo spin-off di Star Wars, la serie live-action “Andor” è in programmazione da qualche settimana, sulla piattaforma Disney Plus. Ha scatenato molta curiosità nel pubblico ed acceso discussioni entusiastiche su scenografia e costumi e sulla bellezza della scrittura dei dialoghi. In realtà “Andor” è molto di più, è un thriller dal ritmo lento, con sfumature oscure, molto più coinvolgente da guardare rispetto a uno spettacolo privo di fantasia. Ecco, “Andor” è una saga di fantascienza intelligente. Non è la classica serie TV scritta in modo pigro. Non è nemmeno il solito spettacolo pirotecnico di effetti visivi per trascinare una storia noiosa e priva di ispirazione.
Il prequel di Rogue One
La serie si concentra su uno dei personaggi principali, presentati per la prima volta in “Rogue One”, Cassian Andor, interpretato da Diego Luna. Ambientata cinque anni prima degli eventi di “Una nuova speranza”. La successione temporale è indicata dal “BBY 5” mostrato nei secondi di apertura del primo episodio. BBY sta per Before the Battle of Yavin, ovvero quando la prima Morte Nera fu distrutta da Luke Skywalker.
Nella pellicola, il protagonista era un membro impegnato dell’Alleanza Ribelle, dedito a sconfiggere l’Impero. Adesso, con le due stagioni della serie in corso, viene mostrato il suo retroscena completo. La seconda stagione infatti precede direttamente la prima apparizione in “Rogue One”. La serie esattamente come il film serie è anni luce da un approccio tradizionale, come i sequel progressivamente deludenti di Star Wars ed il deludente “Obi-Wan Kenobi“. Solo “The Mandalorian” e “The Book of Boba Fett” hanno consentito divertenti rewatch. Ma anche questi ultimi hanno sofferto il fatto che alcuni personaggi sono stati creati esclusivamente per vendere nuovi prodotti.
“Rogue One” è stata una boccata d’aria fresca. La lotta senza quartiere contro un’oppressione galattica che prende slancio, non è una storia noiosa. Inoltre la serie ha il pregevole merito, di aver introdotti tanti personaggi meravigliosi e nuovi mondi, accendendo la fantasia delle persone che di solito non leggono ne i fumetti e ne libri.
La fantascienza intelligente è cool
“Andor” riprende il filo conduttore della trama splendidamente scritta di “Rogue One”, narra i retroscena del film e quindi è fantascienza fresca, eccitante, intelligente e altrettanto avvincente. Questo è uno spettacolo degno di “Star Wars” che si prende il suo tempo. Il tempo necessario a consentire ai nuovi personaggi ed a nuove idee di affermarsi nell’universo cinematografico che entrambi mirano chiaramente ad essere una fantascienza più cerebrale ed elettrizzante.
Anche “The Mandalorian” inizia in questo modo, ma per quanto sia una serie ben fatta, Grogu (Baby Yoda) e il successivo tsunami di merchandising, hanno in qualche modo macchiato la magia creata. Precisiamo, “The Mandalorian” è uno splendido spin-off di Star Wars, ma “Andor” sembra disposto ad abbracciare un approccio molto più adulto. Il tono della serie è impostato sin dai primi episodi ed è spettacolare. Oscuro, grintoso ed evita con successo i principali cliché che hanno afflitto altri spettacoli di fantascienza negli ultimi tempi.
La costruzione del mondo della storia è magnifica ed ogni aspetto dello spettacolo è curato. La scenografia ed i costumi, magistrali, sono attorniati da interpretazioni eccellenti e dialoghi davvero avvincenti e ben scritti. L’attore Stellan Skarsgård compare verso la fine dell’episodio 3, ed interpreta uno dei tanti personaggi, Luthen Rael, ben scritto e magnificamente interpretato. L’attore Kyle Soller è invece perfetto nei panni del vice ispettore. L’ambizioso e autoritario Syril Karn, autorità aziendale Preox-Morlana, alla disperata ricerca di lasciare un segno nella sua vita.
È tutto piuttosto tragico in realtà, la storia di “Andor” nasce puramente dalla sfortuna. Se non fosse stato necessario per l’ispettore capo Hyne (Rupert Vansittart) lasciare la città per una revisione del comando regionale imperiale, tutto questo sarebbe mai accaduto. Le recensioni per “Andor” sono state finora molto positive. Forse questo servirà come campanello d’allarme, ricordando ancora una volta ai dirigenti degli studi cinematografici, che l’intelligenza è cool.
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