Uno studio con AI svela che le molecole organiche Ceres non derivano dall'attività interna, ma probabilmente da impatti di asteroidi esterni

Utilizzando l’intelligenza artificiale per esaminare i dati raccolti dalla sonda Dawn della NASA, gli scienziati hanno effettuato una scansione approfondita del pianeta nano Ceres, mappando le regioni ricche di molecole organiche. L’obiettivo era determinare se questi mattoni della vita avessero avuto origine dall’interno del corpo celeste o se fossero stati trasportati da fonti esterne. Questo studio approfondito si concentra sulle molecole organiche Ceres e il loro impatto nella comprensione dell’origine degli elementi essenziali per la vita.

Ceres e le Sue Caratteristiche Uniche

Ceres possiede una storia affascinante. Collocato nella fascia degli asteroidi tra Giove e Marte, in origine era classificato come asteroide. Tuttavia, le sue dimensioni e le sue caratteristiche peculiari hanno spinto gli scienziati a riconsiderarne la classificazione, definendolo come pianeta nano nel 2006. Ceres è un mondo criovulcanico, dove ghiaccio e altre sostanze volatili vengono espulsi tramite attività vulcanica, anziché il tradizionale magma fuso.

Questa attività vulcanica aveva portato in passato a ipotizzare che le molecole organiche presenti sul pianeta nano fossero generate e trasportate dall’interno del corpo stesso. Tuttavia, il nuovo studio potenziato dall’AI suggerisce una spiegazione alternativa. Come spiegato da Andreas Nathues dell’Istituto Max Planck per la Ricerca del Sistema Solare (MPS) in Germania. “Naturalmente, la prima ipotesi era che il criovulcanismo unico di Ceres avesse trasportato il materiale organico dall’interno del corpo verso la superficie. Ma i nostri risultati dimostrano il contrario”.

La missione Dawn della NASA ha esplorato Ceres a partire da marzo 2015, orbitandone attorno per circa tre anni e mezzo. Durante questo periodo, la fotocamera scientifica e lo spettrometro di bordo hanno mappato l’intera superficie del pianeta nano. Gli scienziati avevano identificato possibili aree contenenti materiale organico osservando che la quantità di luce riflessa da alcune zone. Molecole complesse come gli idrocarburi, tendono infatti a riflettere maggiormente la luce a causa della loro struttura molecolare che ne influenza l’assorbimento e la dispersione.

La Missione Dawn

Inizialmente, gli studiosi credevano che i depositi individuati potessero contenere composti organici con una struttura a catena, noti come idrocarburi alifatici. Tuttavia, i dati raccolti a distanza non permettevano di identificare con certezza il tipo esatto di molecola. Con l’ausilio dell’AI, l’intera superficie di Ceres è stata riesaminata, permettendo di individuare schemi precedentemente trascurati. Incrociando i dati spettrali con le caratteristiche geologiche, l’intelligenza artificiale ha confermato che i materiali organici non sono associati alle zone di attività criovulcanica.

“I siti in cui si trovano tali molecole organiche sono in realtà rari su Ceres e privi di qualsiasi segno di attività criovulcanica” ha commentato Ranjan Sarkar del MPS. Questi risultati escludono la possibilità che le molecole organiche abbiano origine dall’interno di Ceres. Al contrario, nelle aree in cui i composti organici sono stati rilevati in modo affidabile, non sono state riscontrate evidenze di attività vulcanica o tettonica, sia passata che presente.

“In nessuno dei depositi troviamo evidenze di attività vulcanica o tettonica attuale o passata: nessun solco, canyon, cupola vulcanica o ventilazione“, ha sottolineato Martin Hoffmann, del MPS. “Inoltre, non sono presenti crateri da impatto profondi nelle vicinanze”. La maggior parte dei depositi organici si trova lungo il grande cratere Ernutet, nell’emisfero settentrionale di Ceres. Due di queste aree non erano state individuate in precedenza.

Origine esterna delle molecole organiche

“Purtroppo, Dawn non è in grado di rilevare tutti i tipi di composti organici” ha osservato Nathues. “Tuttavia, i depositi organici che sono stati rilevati in modo affidabile finora probabilmente non hanno origine in Ceres”. Una spiegazione plausibile proposta dai ricercatori è che il materiale organico sia stato depositato su Ceres dall’impatto di uno o più asteroidi provenienti dalla parte esterna della fascia degli asteroidi. Questa teoria è supportata da simulazioni al computer che mostrano come tali asteroidi, provenendo dalla stessa regione, abbiano velocità relative basse, generando impatti con scarso rilascio di calore, e consentendo così la sopravvivenza dei composti organici.

Questo risultato è di grande importanza, poiché suggerisce che le molecole organiche potrebbero essere state presenti già su asteroidi e comete nel sistema solare esterno nelle fasi iniziali della sua formazione, raggiungendo il sistema solare interno in un secondo momento e potenzialmente giocando un ruolo chiave nello sviluppo della vita sulla Terra.

L’approfondimento delle molecole organiche Ceres attraverso tecniche di intelligenza artificiale apre nuove prospettive nello studio delle origini della vita, indicando come i processi di impatto possano aver facilitato il trasferimento di materiali organici all’interno del sistema solare. Questo approccio multidisciplinare unisce dati spettrali e analisi geologiche, offrendo una visione sempre più chiara dei meccanismi alla base della distribuzione dei composti organici nei corpi celesti.

Stefano Gallotta

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