Negli ultimi giorni, gli astronomi di tutto il mondo stanno puntando i loro telescopi verso un nuvo oggetto celeste. Nel nostro cielo primaverile è apparsa una supernova, denominata SN2023ixf, una stella che è letteralmente esplosa davanti i nostri occhi.
La supernova è apparsa in una galassia, conosciuta come la Galassia Girandola (M101), una grande galassia a spirale. La luminosità della supernova è tanto alta da poter essere osservata attraverso un piccolo telescopio e con l’ausilio di un oculari a bassa potenza, se il cielo è abbastanza scuro.
Come osservare la supernova
Con le astrofotografie a lunga esposizione emergeranno facilmente i bracci a spirale di questa galassia. In alcune di queste immagini scattate nei giorni scorsi è evidente il nuovo corpo celeste. La Galassia Girandola contenente la nuova supernova, si trova vicino al confine che separa l’Orsa Maggiore da Boötes il Pastore. Per localizzarla manualmente bisogna immaginare una linea che si estende dalle due delle stelle nel manico dell’Orsa, Alioth e Mizar e continuare per una distanza simile oltre Mizar.
Gli astronomi più esperti, che hanno familiarità con l’osservazione di M101, potrebbero vedere visivamente la supernova come un puntino di luce fuori posto in uno dei bracci a spirale. M101 e la supernova però non sono gli oggetti più facili da individuare nel cielo. Parte del motivo è la sua dimensione apparente, in quanto M101 è circa un terzo del diametro apparente della Luna.
Questa supernova era una stella molte volte più grande del nostro Sole. Se una stella di queste dimensioni dovesse sostituire la nostra nel Sistema solare, si estenderebbe ben oltre oltre l’orbita di Marte. L’affascinante fenomeno visibile in questi giorni, in realtà è avvenuto molto tempo fa. Poiché M101 si trova a una distanza di circa 21 milioni di anni luce dalla Terra, la luce dell’esplosione ha viaggiato nello spazio per 21 milioni di anni prima di raggiungere finalmente il nostro pianeta.
Quanto durerà il fenomeno
Gli astronomi continueranno sicuramente a monitorare la supernova nei giorni a venire, notando eventuali fluttuazioni di luminosità. Se gli appassionati non hanno ancora avuto l’occasione di osservare la supernova esplosa nella galassia M101, il fenomeno dovrebbe durare un altro anno, forse di più. Gli scienziati infatti si aspettano che svanirà lentamente fino a quando non potrà più essere osservato nello spettro visibile.
Anche gli osservatori del cielo e gli astrofotografi, si aspettano che la supernova sia visibile per un po’ di tempo. “Ci aspettiamo che la luminosità rimanga stabile per settimane, se non mesi”, ha detto Daniel Perley, un astrofisico dell’Osservatorio John Moores di Liverpool. La supernova è una delle più grandi e luminose viste nell’ultimo decennio, ma la sua luce tenderà a diventare più debole. “Nel corso del prossimo anno, o due, tre anni, finalmente svanirà di nuovo a una bassa rilevabilità”, ha detto Perley.
Peter Brown, ricercatore presso Texas A&M Supernova, afferma che la maggior parte delle normali supernove di tipo II, come SN2023ixf, hanno una luminosità costante per circa 100 giorni prima di iniziare a diminuire. Ma secondo Brown, questo è un caso particolare. La maggior parte delle supernove di tipo II scende bruscamente nella gamma dell’ultravioletto. SN2023ixf è invece rimasta costantemente brillante, saturando le osservazioni fatte con il telescopio spaziale Swift a lunghezza d’onda multipla della NASA.
Lo studio con i telescopi spaziali
Le supernove brillano mentre il materiale espulso dalla stella interagisce con l’ambiente circostante. Quindi, anche se inizia ad affievolirsi, SN2023ixf potrebbe anche riaccendersi se interagisce con nubi o gusci più densi che circondano la stella morente. Anche dopo che non potrà più essere vista nelle lunghezze d’onda visibili, la supernova continuerà probabilmente a brillare in altre parti dello spettro.
Brown ha affermato che i grandi telescopi dovrebbero essere in grado di osservare la supernova esplosa per anni, mentre strumenti spaziali come il telescopio Hubble o il James Webb Space Telescope potrebbero essere in grado di studiare l’esplosione per decenni. “Il fenomeno potrebbe ancora sorprenderci. Non lo sappiamo per certo” ha concluso Perly.
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