Un’immagine appena rilasciata dal James Webb Space Telescope della NASA, mostra un campo affollato di galassie e stelle, con una lontana galassia a spirale con dei dettagli sbalorditivi.
La grande LEDA 2046648 che si trova nella parte inferiore dell’immagine è così chiara nell’immagine che i suoi singoli bracci a spirale sono ben visibili. Questo livello di dettaglio è ancora più impressionante se si considera che la galassia in questione, che si trova nella costellazione di Ercole, dista più di 1 miliardo di anni luce dalla Terra e dal telescopio.
Il guasto di NIRISS
L’immagine mostra una miriade di altre galassie e stelle. Tutti gli oggetti sono contrassegnati dai picchi di diffrazione a sei punte che sono la firma distintiva delle osservazioni di James Webb. La foto è stata catturata dalla Near-InfraRed Camera (NIRCam) mentre il telescopio stava osservando la nana bianca WD1657+343. La nana bianca, è usata da James Webb per calibrare il suo spettroscopio, il Near-Infrared Imager and Slitless Spectrograph (NIRISS).
L’immagine della galassia a spirale, rilasciata 31 gennaio, è stata presumibilmente catturata prima del 15 gennaio, quando James Webb ha riscontrato un problema che ha messo fuori servizio il suo spettrografo. Le normali operazioni sono poi riprese dopo le riparazioni, lunedì 30 gennaio.
Le altre galassie presenti nell’immagine sono più piccole di LEDA 2046648, ma alcune di esse sono anche più distanti. L’immagine offre una visione profonda della storia del cosmo, uno degli obiettivi principali di James Webb. Il telescopio è stato creato proprio per scrutare indietro nel tempo, quando l’universo era nella sua era infantile.
Redshift, il pane quotidiano di James Webb
L’espansione dell’universo allunga le lunghezze d’onda della luce delle galassie lontane, riducendo la sua energia dallo spettro visibile alla luce infrarossa. Questo processo noto è come redshift, poiché sposta la luce verso l’estremità rossa dello spettro elettromagnetico. Per come è stato concepito James Webb, ha le caratteristiche perfette per catturare la luce spostata verso il rosso proveniente da antiche galassie. E’ il migliore strumento che abbiamo a disposizione per identificare i dettagli della loro formazione, l’evoluzione e la composizione.
Gli astronomi possono quindi confrontare la struttura di queste antiche galassie lontane con quelle che vediamo più vicine alla Via Lattea, che esistono in un’epoca più contemporanea dell’universo.
Il confronto potrebbe aiutare a rivelare come le galassie sono cresciute fino a formare la struttura che vediamo oggi nell’universo. Inoltre, la luce proveniente da galassie lontane aiuta a rivelare la loro composizione chimica, mostrando agli astronomi come e quando si sono formati gli elementi pesanti e come sono diventati più abbondanti nelle galassie successive grazie all’arricchimento delle stelle che esplodono.
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